venerdì 20 giugno 2008

Sex & the City

Le donne pensano allo shopping quanto gli uomini pensano al sesso. Lo ha stabilito un sondaggio svolto dalla rivista Cosmopolitan, quindi quanto a rigore scientifico lasciamo perdere. Ma sarà vero?
Le donne pensano molto a entrambe le cose. Questo almeno era l'assunto alla base del telefilm culto Sex & the City, in cui si vedevano belle donne e begli uomini con vestiti fantastici (e assai spesso senza) condurre esistenze dorate in case spaziali.
Un'esperienza celestiale che ho potuto rivivere insieme a un paio di amiche, anche loro affezionate alla serie, andando al cinema a vedere Sex & the City - the movie.
Senza aspettarci un film che avesse tutte le soluzioni a dubbi, dilemmi, frustrazioni e delusioni di noi povere donnicciole ben sopra i 30, ci siamo infilate nella sala, per la verità semi-deserta, nella speranza di vedere un po' di belle scarpe e farci qualche risata.
Dirò subito che mio figlio, che ha 4 anni, avrebbe potuto scrivere meglio la trama del film a occhi chiusi e con un braccio legato dietro la schiena. E nel frattempo sarebbe anche riuscito a pensare ininterrottamente ai Power Rangers senza per questo scendere mai sotto la soglia di attenzione necessaria per confezionare la storia.
Ma chissenefrega! Della storia, dell'originalità e soprattutto della plausibilità.
Cioè voglio dire, ma quanti anni ha Mr Big, 63? Perché nessuno gli ha detto che c'è differenza tra le tempie brizzolate e la ricrescita bianca? E quanto pesa Sarah Jessica Parker, 38 chili? E perché nessuno le ha detto che si avvicina l'età in cui dovrà scegliere tra la faccia e il... beh, il culo?
E infine come possiamo davvero credere che Charlotte, così carina, faccia sesso imbizzarrito con quella specie di coso, l'attore più brutto del mondo, che interpreta il marito?
Il clima al cinema era più che rilassato ed essendo un prodotto prima di tutto televisivo io e le mie compagne non ci siamo fatte problemi a commentare ogni scena non proprio bisbigliando. Cito testualmente.
Su Sarah Jessica Parker, icona della moda e della sensualità over 40: "Questa faceva la racchia nei film degli anni 80 tipo Goonies". "Sarà un metro e 30, ma siccome è secca sembra più alta". "I capelli saranno i suoi?".
Su Mr Big: "Sembra un lucertolone".
Sulle 4 "girls": "Ma non lavorano mai?".
Su Samantha: "Regge botta alla grande. Questa è capace che c'ha davvero 50 anni e nella vita sta con uno di 29".
Sul fidanzato biondo, giovane e figo di Samantha: "Se lei lo molla non ci venite a dire che poi ne trova uno meglio. Okay che è fiction, ma qui si sfiora la fantascienza".

Il film alla fine era così-così, ma ha soddisfatto egregiamente le nostre aspettative. Storie d'amore strappacore, bei vestiti (pure troppi), belle location (ma il resort in Messico poteva davvero essere ovunque), il ritratto di una vita inesistente, impossibile. Come il fatto che le 4 amiche non fanno altro che spendere ma non lavorano mai, non fanno altro che mangiare e sbevazzare ma sono sempre filiformi eccetera eccetera.
Noi ci siamo divertite. E per due ore non abbiamo pensato che le scarpe tacco 12 stanno bene solo sullo schermo e che quindi nella vita vera se sei nana te devi rassegnà.
Foto: Flickr.

mercoledì 11 giugno 2008

Il paese dei senza vergogna

Ok le intercettazioni fanno schifo. A nessuno piace l'idea di vivere in un paese di spioni, dove ogni volta che mandi a cagare Berlusconi parlando con un'amica in un bar poi sei tentata di guardare sotto il tavolino e buttare lì un "Si fa per dire...".
E' vero siamo circondati: i microfoni sono dappertutto (l'ultima inchiesta su Mensopoli a Genova ha rivelato che nei locali di mezza città le conversazioni erano registrate) e telecamere sono in crescita esponenziale. Se ti gratti un'ascella in piazza De Ferrari tanto vale che tu lo faccia sul tappeto rosso la notte degli Oscar: puoi essere ripreso da una dozzina di angolazioni.
Però. Sì, c'è un però. Perché l'Italia non è un paese normale. Una banalità, certo, ma pur sempre vera. Noi siamo il paese in cui la Gregoraci, finita sui giornali in seguito ad intercettazioni, appunto, dalle quali risultava che l'aveva data a destra e... a destra (si dedicava ad An in particolare) per far carriera, oggi viene descritta come una principessa vergine mentre si prepara a convolare a nozze con Flavio Briatore. Nel frattempo la ragazza ha fatto una pubblicità ai telefonini 3 in cui si ironizzava proprio sui suoi facili costumi: viva la faccia!
Siamo il paese in cui Luciano Moggi, il capo della mafia di Calciopoli, quello che diceva agli arbitri cosa dovevano fare per filo e per segno, oggi è felice nella sua nuova carriera di giornalista per Libero. Galera? Manco a parlarne. Tra un po' vuole anche le scuse.
Siamo il paese in cui i chirurghi ammazzano i pazienti pur di spremere quanti più soldi possibile dalle loro tasche: li aprono, li chiudono, li squartano, gli infilano dentro pezzi di ricambio avariati, tanto alla fine tutti devono morì. Dalle intercettazioni pubblicate in ampi stralci sui giornali si coglie la totale, aberrante noncuranza con cui parlano di persone come di carne da macello, con la tracotanza del "tanto chi vuoi che se ne accorga".
Insomma siamo il paese in cui basta non esser visti per fare le peggio cose, in cui non si disdegna di fare cose quanto meno discutibili anche sotto i riflettori e in cui quando ti beccano con le mani nel sacco da cui si estraggono i nomi degli arbitri, o nella zip di un portavoce di un politico, o nelle budella di un poveretto che era stato ricoverato per un mal di gola e ora è sottoterra, puoi comunque ancora pensare che non è finita, che domani va meglio, che vedrai passerà.
E magari ti daranno anche un programma in tivvù.
Le intercettazioni telefoniche possono impedire questo? Ovviamente no, l'ho appena detto. Però possono almeno fare in modo che chi le ha lette si ricordi. Che la Gregoraci non è Giovanna d'Arco, che Moggi è Moggi, che la vita non vale niente ma i finti tumori valgono un sacco di soldi.





Foto: Flickr