lunedì 7 maggio 2012

Benvenuti nella mia spam

Un guru di internet una volta ha scritto che quel che facciamo su Facebook rappresenta ciò che vorremmo essere mentre quello che facciamo su Google rivela ciò che siamo in realtà. Tremo all'idea di quale profilo di me si potrebbe tracciare a partire dalla mia casella di posta spazzatura.

In pratica il popolo globale degli scocciatori, la confraternita dei catenari di Santantonio, i cervelloni programmati da altri cervelloni programmati da un nerd che non ha mai visto il mondo reale, hanno tutti deciso di comune accordo che io sono un uomo tra i 20 e i 40 anni, eternamente arrapato ma assai scarsamente dotato, totalmente privo di qualsivoglia amicizia femminile e quindi decisamente interessato a intraprendere rapporti, sia pure solo virtuali, con femmine nei cui nomi compaiano obbligatoriamente una X, una K, diverse H o una manciata di Y.

E come se non bastasse essere un mandrillo dalle armi spuntate, o anzi forse proprio per questo, sembro avere anche un doloroso bisogno di imitazioni di rolex, articoli di elettronica di consumo a prezzi stracciati e coupon per sedute dall'estetista (del resto la ceretta, si sa, ormai è unisex). E tra un hard disk portatile capientissimo e un allungamento garantito ("lei ne vorrà sempre di più" mi giura un benefattore scandinavo in un inglese approssimativo), non manca mai l'accredito (modesto ma succulento) proveniente da un conto corrente delle Barbados che purtroppo una banca o una società di carte di credito a me ignote non riesce a recapitarmi a causa dello smarrimento dei miei codici.

Tutti i mittenti di queste missive ovviamente sparano a caso, ma è proprio questo il punto. Sparando nel cyberspazio questo tipo di proiettili ci sono evidentemente le maggiori possibilità di colpire prima o poi una vera preda. Questo è ciò che si nasconde dietro gli schermi dei computer nei vostri uffici: uomini che vorrebbero gonfiarsi come canotti chattando con creature di nome Alexa e Karyn e non vedono l'ora di dare i propri codici per l'home banking a società offshore dai nomi impronunciabili per farsi accreditare 523 euro provenienti non si sa da chi.

Facebook, che pure di me, volendo, sa un sacco di roba, mi spamma con messaggi di tenore opposto facendo di nuovo clamorosamente cilecca. Ha capito che sono una donna (e menomale), ma questo è tutto ciò che risulta chiaro agli strateghi del marketing di Zuckerberg. Credo che a selezionare i banner pubblicitari per gli iscritti al social network sia un primate poco evoluto, oppure uno sceneggiatore di Sex & the city caduto in disgrazia.

Borse. Molte borse. Ma tutte orrende, superfirmate, (soprattutto di Alviero Martini, quelle con le mappe tipo libro di geografia delle medie) e ovviamente carissime. Scarpe, molto spesso di vernice e di colori che vanno dal blu elettrico al rosa shocking, tutte rigorosamente con tacco 12. E poi trattamenti estetici per unghie, unghie e ancora unghie e diete a volontà, oltre a yogurt che fanno fare la popò e altri coadiuvanti del dimagramento. Infine un grande classico, tutto ciò che riguarda i bambini: concorsi fotografici di foto dei frugoletti, giochi educativi, siti di shopping online per il bebè.

Ora non pretendo che dando tutti i miei dati personali, comunicando nel dettaglio i miei gusti e aggiornando almeno settimanalmente lo stato del mio umore e i mutamenti dei miei interessi Facebook sia poi in grado di farsi di me un profilo preciso, per carità. Però mi aspetterei di vedere ogni tanto una pubblicità, chessò, di libri, oppure di tablet o macchine fotografiche, o magari di abbigliamento sportivo. Macché, questi mi vogliono gattona sexy con artigli diamantati e tacco a spillo fosforescente, ma anche mammina che cuce ciripà accanto al focolare domestico nel tempo lasciato libero dal digiuno.

Che dite, meglio l'onanista impotente con l'orologio a patacca e le sopracciglia cerettate o la diva del burlesque con la mappa del Gibuti stampata sulla borsa, che "hai visto mai" potesse tornare comoda? Devo ancora decidere quale caricatura di essere umano preferisco essere.

Foto: Flickr