lunedì 21 ottobre 2013

Ricomincio da 3


Recentemente mi sono trovata a ponderare su 3 numeri in cui mi sono imbattuta in Rete mentre cercavo qualcos'altro.

Il primo è 13% e rappresenta la percentuale di persone nel mondo che, secondo un sondaggio Gallup, sono soddisfatte del proprio lavoro. Se anche a voi come a me sembra una fetta spaventosamente esigua della popolazione attiva mondiale, ricredetevi: siamo di fronte a un netto miglioramento rispetto all'11% registrato nel sondaggio precedente, svolto nel 2010. A fronte di questo 13% di fortunati che si sentono attivamente coinvolti nel proprio lavoro ve ne sono molti di più, per la precisione il 63%, che si dichiarano non coinvolti, ovvero indifferenti, e un bel 24% che si dichiarano "actively disengaged", che si potrebbe tradurre come attivamente disimpegnati, non inseriti, improduttivi, infelici del lavoro che fanno.
I maggiori livelli di soddisfazione si registrano negli Stati Uniti (29%) e in Australia e Nuova Zelanda (24%), i più bassi in Cina e Asia Orientale (6%). Nel mezzo ci siamo noi europei con il 14%.

Un altro numero che ha attirato la mia attenzione è 12% e rappresenta la quantità di donne americane sopra i 50 anni che, in base a uno studio appena pubblicato, è soddisfatta della propria taglia. Anche qui viene da pensare: che tristezza, questa dovrebbe essere l'età della maturità, della piena consapevolezza, quella in cui finalmente non si ha più bisogno di apparire come le modelle delle copertine per sentirsi accettate e invece la stragrande maggioranza delle donne ancor agonizza davanti allo specchio... Ma aspettate perché la situazione peggiora ancora. Anche coloro che dicono che la propria taglia corrisponde a quella che vorrebbero, spesso dichiarano di avere una variegata compilation di altri complessi, soprattutto riguardo a pancia (56,2%), viso (53,8%), e pelle (78,8%). E non è ancora finita, si scopre poi che il ricorso alla chirurgia plastica si registra in modo omogeneo sia tra le soddisfatte che tra le insoddisfatte, come a dire che anche chi ha la taglia "giusta" pensa comunque sempre di doversi migliorare.

L'ultimo numero è 5 e sono gli anni in più che ci si sentono addosso dopo aver svolto un test di memoria, anche quando lo si è superato bene. Lo ha stabilito un gruppo di scienziati che lavorano al Memory Lab dell'Università del Texas A&M intervistando 22 persone di età media intorno ai 75 anni prima di sottoporli a un test di memoria. Hanno chiesto che età si sentivano e la media delle risposte ammontava a 58 anni. Una volta finito il test, però, indipendentemente da come lo avessero svolto, i partecipanti si sentivano in media 63 anni, cioè 5 in più di prima.

Quello che ne traggo, come lavoratrice, donna, che già comincia a non ricordarsi un tubo, o più precisamente teme di cominciare a dimenticare tutto, è che l'umanità passa molto tempo a darsi la zappa sui piedi da sola. Abbiamo bisogno di aiuto per essere felici, perché lasciati a noi stessi dimostriamo di fallire la gran parte delle volte.

Foto: Flickr