venerdì 13 marzo 2009

Troppo di niente


Una volta, qualche anno fa, era giugno e io volevo prepararmi all'estate e rinnovare un po' il guardaroba. Non ero ancora zia allora, tenetelo a mente. Decisi che mi serviva un paio di bermuda.
"Eh? Eeeeeeeeeeh? Bermudaaaaaaaaaaaaaaa? No, quest'anno non si portano". Per me è iniziata così la fine del bello del capitalismo. E dire che avevo appena cominciato a guadagnare e contavo di godermelo almeno un po', tra una manifestazione e un'indignazione.
C'è in vendita una quantità raccapricciante di merci, ma sono solo quelle che ti vogliono vendere. Non credete a quelli che vi dicono che il marketing serve a scoprire cosa vogliono i consumatori. L'unico vero ruolo del marketing è di riuscire a infliggerti quello che le aziende hanno deciso di produrre.
Ero una ragazzina con dei bei capelli lunghi, bassa e con l'apparecchio, ma con dei bei capelli lunghi. Ogni volta che facevo lo shampoo dovevo poi fare due passate di balsamo, con pettine a denti larghi a grattare via i nodi stile tortura. Poi un bel giorno nacquero gli shampoo-balsamo. Li provai emozionata. Erano una cagata: non sbrogliavano davvero i nodi e non lavavano bene. Un annetto dopo cominciai a vedere le prime pubblicità di shampoo il cui "pay off" era: "Senza balsamo!!!".
Sono passati un po' di anni ma continua a sconvolgermi l'assoluta mancanza di scelta che affligge il post-moderno consumatore. Ci sono dentifrici che vantano ben 8 diverse azioni (sbiancano, lucidano, spaventano la placca, fulminano il tartaro, e non volete sapere cosa fanno alla gengivite...). Ci sono creme idratanti da 12 euro che combattono non una, ma ben 7 battaglie contro l'invecchiamento: restringono i pori, riempiono le rughe, idratano, illuminano, spianano e già che ci sono tosano il prato e passano il fertilizzante. Ci sono deodoranti che idratano le ascelle in modo che queste non raggrinziscano e siano morbide da baciare. Cioè, manco sotto le ascelle posso essere un po' come mi pare?
Però se sono io che manifesto un'esigenza, un bisogno, niente di stravagante, nulla di illegale, solo un piccolo desiderio, che se realizzato può rendere la mia vita quotidiana davvero migliore... Beh, in tal caso devo prepararmi ad affrontare il Vietnam.
Io e quello spilungone di mio marito volevamo solo un divano con lo schienale alto. Eravamo disposti a pagarlo, con Euro veri, mica i soldi del monopoli. Stiamo cambiando casa, cambiando vita, e avendo scontato una condanna di 10 anni con divani a mezza schiena, dove per guardare la tv devi farti una trincea di cuscini e avere addominali a tartaruga, speravamo di poter finalmente voltare pagina e rilassare il collo guardando Grey's Anatomy.
Ingenui!
I designer di divani rifiutano l'idea che chi si siede sulle loro creazioni possa allo stesso tempo avere in casa un oggetto bello da guardare e anche starci comodo. I divani belli sono bassi. Punto. Poi ci sono alcuni ravatti della nonna, comodi da urlo, che vengono venduti solo in vellutino color guano di piccione e con frange di raso tutto intorno.
In mezzo il nulla.
Vado su internet, consulto l'oracolo. Digito su Google "divano schienale alto" e clicco "invia".
Sotto i due o tre link sponsorizzati (che per la cronaca sono di aziende per le quali la schiena inizia e finisce nella zona lombare) trovo un forum dove persone vere, gente come me, disperata si scambia consigli.
"Mia cognata una volta ha trovato un divano quasi normale, non mi ricordo quanto era alto esattamente lo schienale ma mi pare fosse comodo".
"Lo so che 86 cm non bastano, ma è il meglio che ho trovato girando 156 negozi. Il modello è..."
"C'è una ditta sudafricana che manda in Europa un camion al mese...".
Alla fine abbiamo comprato il meno peggio. Non è propriamente comodo, però se mio marito si insacca un po' trattenendo il respiro e appoggia le lunghe gambe su un pouf (che ci è costato 200 Euro extra), forse potrà almeno per qualche minuto appoggiare il capino.
Il tempo sufficiente ad addormentarsi sfinito.

Foto: Flickr.

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