mercoledì 24 novembre 2010

In vendita


Quali sono stati i tempi d'oro di Hollywood? Non questi di certo. Quando io ero ragazzina e pagavo bei soldini per comprarmi brutte riviste con bei poster di attori fighi, questi stessi attori fighi poi non te li ritrovavi come piazzisti in casa, a tentar di venderti di tutto, dal detersivo al caffè. Quelle eran cose che i divi facevano in Giappone e siccome non c'era internet non se ne sapeva quasi nulla.

Adesso son tutti qui in Italia ad arrotondare. Vediamo un po', c'è Uma Thurman, cioè Uma Thurman, capito?, una delle donne più belle del mondo, una delle attrici più affermate, o almeno così credevo, che adesso di lavoro fa l'autista per l'Alfa Romeo nella pubblicità della Giulietta. Che tra l'altro è una macchina che ci si domanda chi se la compri.

Poi c'è Madonna, che non contenta degli stramilioni di bigliardoni che si è fatta con i dischi, ed avendo si vede esaurito rapidamente la vena di scrittrice di libri per bambini (chissà la Rowling com'era preoccupata), adesso vende abiti per Dolce & Gabbana. E' sui loro cartelloni travestita da casalinga terrona sexy un po' sciatta, che pulisce casa con secchio e straccio e compra galline vive al mercato con il reggiseno che spunta dalla vestina da nonna. Ora dico, decidetevi, come deve essere 'sta povera donna: sexy, elegante, trasandata, porca, povera o ricca? Perché se è povera e sciatta le do io una dritta per un banco del mercato di piazza Palermo che vende ottime pezze a cinque euro, una per l'altra.

La Julia Roberts non era l'attrice più pagata di tutti i tempi? Senz'altro lo è stata, guadagnando in un mese "buono", uno a caso degli ultimi 20 anni direi, somme che la maggior parte di noi non accantonerebbe in tre generazioni, mandando a lavorare anche i nonni e i figli sopra i 3 anni. Eppure eccotela lì, proprio come Sharon Stone e Demi Moore, a far pubblicità a un fondotinta miracoloso, che te lo metti e diventi come lei. Anche volendo darle l'attenuante che lo faccia per vanità e non per soldi, c'è lo stesso da domandarsi se sia etico.
"Andiamo Julia, lascia il posto a qualche modella bielorussa di 16 anni, truccata da quarantenne per sembrare una trentenne che dimostra 25 anni. Non sovvertire il giusto ordine delle cose solo perché hai una crisi di mezza età e ti mancano i soldi del deposito per comprarti l'isolotto in Oceania".

Su Monica Bellucci non mi pronuncio. In fondo ha cominciato facendo la modella e, viste le performance cinematografiche, era solo giusto che tornasse a fare quello. Ora però gli occhi in fronte ce li abbiamo tutti, e per convincerci che il sedere della bruna che fa la pubblicità del Martini Gold (turna Dolce & Gabbana) sia quello di Monica ci vorrebbe proprio una lobotomia.

Comunque qualcuno spieghi a Dolce & Gabbana che esistono donne anche nelle città del nord, e che anche se qui gli uomini non ci guardano ruminando stuzzicadenti in canottiera, non è che ci sentiamo meno avvenenti.

Infine c'è lui, il divone per eccellenza, bello, bravo, impegnato. Brizzolato con stile, ironico, scapolo d'oro. Devo dirvi che mi fa un certo effetto vedere George Clooney vendere capsule per macchinette del caffè, un po' come all'epoca provai una morsa di tristezza alla vista di Kevin Costner che esortava le signore di mezza età a comprare scarpe col plantare anatomico: "Venitei a caminarei in una Vallei Verdei". Gesù! Ma lì almeno si capiva che era per soldi: dopo Waterworld niente è stato più come prima per Kevin.

George invece infila un film dietro l'altro, un successo dietro l'altro, una bionda, una rossa e una mora dietro l'altra in continui spiedini di femmine eternamente trentenni. Eppure si abbassa a venderci capsule, alzando sardonico il sopracciglio come solo lui sa fare, e così facendo ci vende se stesso, il suo essere cool, ci vende il fatto stesso di fare la pubblicità come un elemento di estrema, paradossale superiorità. "Sono così cool che posso fare la pubblicità di 'sta roba e renderla cool, senza diventare uno sfigato agli occhi di quelle a cui devo venderla", sembra dire.

E invece a me viene da pensare che questo sia l'emblema della fine di Hollywood. Forse non si fanno più i soldi fitti di un tempo, forse è il peer-to-peer ad aver ridotto George e Julia sul lastrico. Forse è colpa nostra se Madonna è costretta a fare la casalinga porca e stracciona per mantenere il conto in banca sopra la soglia minima della decenza. Allora vi prego, facciamoci tutti un esame di coscienza e la prossima volta che stiamo per cliccare sul pulsante "Download" pensiamo a come sarebbe triste ritrovarci un giorno ad aprire la porta a Brad e Angelina e a dovergliela chiudere in faccia dicendo: "No grazie, non ci serve niente".








(Una delle immagini della campagna di D&G).


Foto: Flickr.

martedì 26 ottobre 2010

Muscoli


Doverosa premessa: la violenza fa schifo.

Svolgimento terra-terra.

Io mi sono fatta un'idea del perché in Italia c'è qualcuno che si ferma per strada e sferra un pugno in faccia a Capezzone, voi no?
Me ne sono fatta un'idea scambiando quattro chiacchiere non con Capezzone, dio-mi-scampi, ma con quanti votano per Berlusconi e lo amano incondizionatamente. E' dura per tutti. Il concetto di "muro di gomma" non arriva nemmeno a descrivere quello con cui si ha a che fare.

La scuola va a picco, le leggi non sono più solo ad personam, ma anche retroattive, con il 3 per 2, e se qualcuno prova a sollevare un dubbio di legittimità sulla melma che imbratta qualunque operazione finanziaria fatta dal premier per le sue case miliardarie parte la denuncia, la querela, si urla alla persecuzione.

Dobbiamo guardare la trasmissione di Santoro circondati da sacchi di sabbia e armati di mitragliette immaginarie. Ma da quando un programma di approfondimento giornalistico è diventata una trincea e guardarlo può essere considerato un atto politico?

Stiamo col batticuore per le casette a Montecarlo di Fini. Poi lui va in Parlamento e vota la fiducia ogni volta.

Viviamo in un paese dove le coscienze sono state annullate, dove anche chi da questo governo ha tutto da perdere è convinto di aver tutto da vincere. La dittatura della maggioranza sembra ormai aver soverchiato il principio di legalità: se uno violenta i bambini ma la maggioranza degli italiani lo vota, violentare i bambini diventa tollerabile. Fare sesso con ragazze minorenni consenzienti spedite a mazzi con l'aereo da madri ancor più consenzienti è ovviamente non solo lecito ma anzi meritevole di un'onorificenza. Sui loschi affari di soldi penso sia inutile dilungarsi: tutto buono, on e off-shore.

La dialettica è una cosa meravigliosa, se non fosse che, come l'onorevole Vito seppe dimostrare benissimo in quella campagna elettorale in cui si presentava a tutti i dibattiti e per un'ora ripeteva solo "comunisti-comunisti-comunisti", la dialettica con questi non si può applicare.

I pugni però li capiscono. I duomi pure. Magari riceverli in faccia politicamente li rafforza, ma sicuramente fa anche arrivare in malo modo il messaggio che a parole non trova più la via: ci fate schifo, ne abbiamo abbastanza di voi, ve ne dovete andare, ci vergogniamo di essere rappresentati da voi, avete reso ormai esplicito che l'onestà è solo un ostacolo alla ricchezza, non avete principi e soprattutto non sapete fare nulla se non il malaffare, che però in compenso vi riesce benissimo.

Rivedere il capogruppo dei socialisti tedeschi al Parlamento Europeo Schulz sinceramente allibito per il teatrino dell'assurdo di Berlusconi, nella pregevole occasione in cui questo, dopo avergli descritto il sole e il mare d'Italia, gli diede del kapò nazista, è corroborante e annichilente al contempo. Corroborante perché in lui vediamo lo stupore di chi non è ancora assuefatto all'horror padano, annichilente perché dà sempre la triste misura di quanto lo siamo noi. E spiega perché c'è chi passa alle mani.





Foto: Flickr

mercoledì 6 ottobre 2010

Che ne è stato di me?

La zia Marta non è morta. E' solo partita per una lunga vacanza mediatica e solo ora ha deciso di fare ritorno.
Ci si può disintossicare da internet, blog e social network? Sì.
Una volta disintossicati si può tornare a frequentarli di tanto in tanto per trarne un fugace piacere? Non lo so.

Vi parlo da un territorio sconosciuto perché io sono in realtà una ex. Una ex mangiatrice di unghie, una ex fumatrice, una ex fan di Tom Cruise. Mi sono liberata di questi immondi vizi nell'unico modo che credo possibile: non gradualmente nell'arco di mesi o anni ma da un giorno all'altro, con un taglio netto.

Quei liquidi amarognoli da spennellare sulle punte delle dita per disabituarsi a rosicchiare le unghie con me non hanno mai funzionato: li succhiavo via disgustata, provocandomi l'ulcera, e poi giù a fare la manicure coi denti.

Passare da venti sigarette a 15 e poi a 10, a 5, a 2 l'ho sempre considerata una tortura insopportabile. Ogni volta che ho provato a diminuire il numero mi ritrovavo a contare i minuti che mi separavano dalla prossima sigaretta che mi sarei concessa. Ho smesso di punto in bianco un giorno di quasi 5 anni fa. Ho sofferto per circa 3 giorni. Al quarto ero una donna libera.

Di Tom Cruise che posso dirvi? Quando finalmente è diventato evidente anche a me, obnubilata da un amore adolescenziale nutrito a poster e film mediocri, che era un idiota totale, da un giorno all'altro non me ne è fregato più niente. E' stato perfino un po' triste, ma mi sono presto consolata con altri attori bellocci di cui ancora non si conosce l'affiliazione a sette demenziali.

E ora veniamo al webduepuntozero. Un giorno di settembre in cui, di ritorno da una lunga vacanza, avevo deciso di riprendere il filo delle mie attività in rete, ho desiderato ardentemente di non essermi mai iscritta a nessun social network e di non dover leggere le dozzine di aggiornamenti di Twitter postati su Buzz dai miei contatti di Linkedin. Volevo solo fare tabula rasa e ricominciare da zero in un mondo in cui Mark Zuckerberg si fosse dedicato con passione alla pornografia invece di mettersi a inventare un modo per torturare in eterno i propri compagni di college.

La verità è che appena si prende un po' di distanza dal turbinare di opinioni, aggiornamenti di status, condivisione di aforismi e scambio di foto buffe e video di cantanti anni Settanta dalle notevoli capigliature viene subito da domandarsi: macchissenefrega? Il passo logico successivo è chiedersi: ma alla gente che gliene frega di me, di quello che penso io, dei miei post sul mio blog?

Per poter ricominciare a muovere qualche incerto passo nel network bisogna trattenere il fiato e ritrovare l'ingrediente essenziale di tutte le interazioni online. Nella Rete come nell'Arte bisogna sospendere l'incredulità.

Ci voglio provare.

Foto: Alba su Morro Bay (California)

mercoledì 19 maggio 2010

Che ne è stato dell'acqua?


Ve lo ricordate quando l'acqua che si beveva era quella del rubinetto, che il papà ci metteva l'idrolitina dentro, tanto per darle un sapore, e ogni volta che si stappava faceva ffffzzzzffzzz?
Ve lo ricordate quando si faceva ginnastica al pomeriggio e poi si correva nel bagno della palestra e ci si attaccava al rubinetto per bere a più non posso?
Ve lo ricordare quando l'acqua minerale era una cosa che arrivava a casa in cestelli da 6 bottiglie di vetro e la portava l'omino una volta a settimana?
Ve lo ricordate quando l'acqua serviva per dissetarsi?

Bei tempi, gli stessi in cui si mangiava per fame, si faceva sport per divertirsi e si andava ai giardinetti per scambiarsi le figu.
Ora non è più così. Mio figlio fa la raccolta dei mondiali, ma l'idea di fare "ce l'ho, ce l'ho, manca" con bambini estranei al parco non lo sfiora nemmeno. Le doppie gliele scambia il papà in ufficio con un collega che fa la raccolta (proprio lui a quanto pare, non suo figlio).
Lo sport è una corvée che ha il solo scopo di abbattere la ciccia, oppure raggiungere o mantenere una magrezza da lager, che fa tendenza.
Il cibo è stato per gli anni Zero ciò che l'Lsd è stato per gli anni '70: niente di naturale, né nella sua assunzione, né nel come ci fa sentire dopo. Ma di certo i fricchettoni negli anni '70 si calavano gli acidi con meno sensi di colpa di quelli che assalgono noi in una qualunque pausa pranzo.

E ora veniamo all'acqua. Okay, quella del rubinetto di casa vostra fa schifo e siete costretti a comprare quella in bottiglia? Conosco il problema, ero appena tornata al rubinetto quando ho cambiato casa, ma qui non ho l'allacciamento con l'acquedotto e allora mi tocca camallarmi quella minerale. Ero ansiosa di risolvere al più presto il problema e tornare finalmente a consumare l'acqua di tutti quando mi sono resa conto che sarei pazza a rinunciare al nettare di eterna bellezza e gioventù contenuto nelle bottiglie di plastica del supermercato.
Tutto era cominciato qualche anno fa nel modo più banale possibile: una pubblicità di una minerale vantava i benefici dell'acqua di quel marchio, ricordandoci che faceva fare tanta "plin plin". A parte l'orrida scelta di parole (non so voi, ma io non conosco nessuno che usi quest'eufemismo per definire la pipì), non c'era proprio niente di nuovo nel messaggio primigenio: bere fa fare pipì. Uh, davvero? Fermate le rotative!
Poi sono arrivate la leggerezza, l'estrema povertà di sodio, e poi direttamente la bellezza. Capito? Bevi acqua XY per la bellezza. E per l'altezza non si può fare niente? Contro i capelli bianchi? Non ci sarebbe una minerale che cura i calli?

L'apoteosi si raggiunge però con l'ultima pubblicità dell'acqua Vitasnella. Una bella ragazza, e per bella intendo rachitica, come vanno ora, invece di ammazzarsi di palestra per tenersi in forma si alza dal letto, si spara una bottiglietta d'acqua seduta immobile sul sellino di una bici, ma è come se pedalasse davvero e infatti sta magra magra come un'acciuga seccata al sole. Con una sua coscia mi ci potrei fare uno stuzzicadenti. Ma come fa? Semplice: l'acqua Vistasnella è il tuo personal trainer. Cioè se te la bevi è come se andassi ai lavori forzati in una beauty farm nazista per un anno. Credo si siano dimenticati di aggiungere che il portentoso risultato la fanciulla lo ottiene bevendo solo acqua Vitasnella, in una dieta pane e acqua a cui però qualcuno deve aver tolto il pane.



Una postilla necessaria: avete firmato per il Referendum sull'Acqua pubblica?

Foto: Flickr

lunedì 10 maggio 2010

Dolore fisico, dolore fisico


Ma quand'è che la morte è diventata intrattenimento? Da quando la tortura è un passatempo come un altro?

Sono le nove e mezza di una sera di metà settimana. Mio figlio dorme già, mio marito non è ancora rientrato dall'ufficio. Faccio un pigro zapping di convenienza sui canali Sky. Vedo finire una puntata di Sex & the City che non avevo mai visto (incredibile!), poi cambio su uno di quei canali tipo Sky Crime e mi becco la fine di Criminal Minds. Il protagonista ha una faccia rassicurante. Ci metto un attimo per capire che si tratta del Greg della sit-com Dharma & Greg. Prendo atto che tra una serie e l'altra devono essere passati almeno quindici anni e che il tempo non è stato clemente con la faccia di quest'uomo.

Sono ancora lì che valuto le sue borse sotto gli occhi quando realizzo che l'episodio che sto guardando tratta della scomparsa di una serie di bambini rapiti e tenuti prigionieri per anni da una coppia di squilibrati e poi arsi vivi in una fornace dell'impresa di pompe funebri appartenente alla donna della coppia, che li fa fuori goduriosa sotto gli occhi dei ragazzini superstiti, consci che presto faranno la stessa fine.
Sono incredula mentre sotto i miei occhi si svolge il tragico epilogo, nel quale per fortuna un paio di anime alla fine si salvano. Ettecredo che il povero Greg c'ha due borse così, lui 'sta roba se la vede a ogni puntata.

Cambio canale e plano su Comedy Central. Non mi aspetto battute da premio Nobel, ma nemmeno che il programma di stanca satira sia interrotto dal trailer di un film horror le cui uniche scene che intravvedo, prima di riuscire finalmente a trovare il telecomando giusto per cambiare canale, ritraggono corpi a stento viventi legati a lettini da tortura con delle catene intorno al collo e figure demoniache che vi si avventano sopra emettendo urla agghiaccianti.

Cambio ancora e su Foxlife, la patria di Grey's Anatomy e Private Practice, due serie in cui di morti se ne vedono parecchie, ma temperate da trame solitamente solide e storie d'amore quasi sempre coinvolgenti, ecco che arriva il trailer di Dexter. Non ne ho mai vista una puntata, ma l'idea che un vasto pubblico possa guardare il protagonista torturare e uccidere delle persone (per quanto si tratti sicuramente di orrendi, incalliti criminali), mi risulta incomprensibile. Il fatto che poi il personaggio debba sembrare ironico (nel trailer sta tagliando a pezzi un cattivone mentre la moglie lo chiama per spedirlo in farmacia a comprare la medicina per il loro dolce bebè), mi risulta non solo alienante ma profondamente sbagliato.

Non sono un giudice imparziale: all'epoca non ho potuto guardare Pulp Fiction, ho dovuto togliere il dvd a metà film perché per i miei gusti il lato pulp sopravanzava il lato fiction di svariate lunghezze. Sono una mammoletta, d'accordo, ma credo che tutta questa violenza atroce, normalizzata dal passaggio in tv a ore in cui un ragazzino delle elementari appena più grande di mio figlio potrebbe trovarsi tranquillamente davanti al video, non possa che creare dei mostri.

Così come le ragazze nude che ballano a gambe aperte nei quiz pre-serali, e praticamente in qualunque altra trasmissione di intrattenimento e non, fanno credere ai ragazzi che quella lì è solo roba e che se la vuoi te la puoi prendere, così penso che pestare a sangue un compagno che ti sta sulle scatole o torturare un barbone in gruppo siano abiezioni rese più "normali" dall'averlo visto fare mille volte in tv.

E poi si raggiunge il culmine con l'ennesimo reality: Trapianti. Ora, francamente, abbiamo dovuto vedere mandrie di coatti nullafacenti massaggiarsi e fare bagni termali al Grande Fratello, poi è stata la volta degli aspiranti tutto: cantanti, attori, ballerini. In seguito sono arrivate le cose della vita: la tata che mette in riga i bambini, le istruzioni per l'uso degli adolescenti, le coppie che si scambiano per scoprire quanto è meglio il proprio partner e infine ci hanno voluto a tutti i costi propinare il parto in diretta, con mamme che spingono, papà che piangono e tutto il circo Togni di accompagnamento. Adesso che il pubblico è assuefatto, ha visto di tutto, non si stupisce più di niente, e si guarda finti corpi squartati in televisione a ogni ora del giorno, ci vuole un'emozione più forte. Gente vera che sta per morire, aspetta un trapianto, finalmente arriva un organo (segno che qualcun altro è schiattato) e glielo mettono. Ma perché la gente non spegne la tv e se ne va a passare la serata direttamente al Pronto Soccorso, così fa prima?

E perché quei cretini del Moige invece di berciare come comari da vicoli per evitare che Raidue trasmetta il bacio gay di Brokeback Mountain non si danno una mossa per proteggere i bambini da quello che davvero può nuocergli: non uomini che si amano tra loro, ma uomini che ne trucidano altri provando nel farlo un grande piacere.

Foto: Flickr.

lunedì 19 aprile 2010

Nella nube


Ne usciremo? Dalla nube di cenere che ha appiedato i viaggiatori di mezzo mondo credo di sì, ma non dal senso di impotenza che ci ha lasciato. Al di là dello schiaffo morale che il pianeta ci ha voluto dare, ricordandoci ennesimamente che siamo poco più che moscerini sulla groppa di un enorme bestione, resta la constatazione sconcertante che qualche giorno di stop ai voli è in grado di mettere in ginocchio l'economia di un intero continente.

Ora, essendo questo continente l'Europa pensandoci bene forse bastava anche molto meno: un'improvvisa bonaccia in un parco eolico danese, il tramonto della sangria, Berlusconi che fa la comunione ai funerali di Vianello. Invece si è trattato di un'eruzione vulcanica in un paese non solo remotissimo, e quindi nel sentire comune non in grado di incidere un granché sulle sorti di tutti noi, ma per di più salito di recente all'onore delle cronache soprattutto per aver fatto bancarotta come nazione in seguito alla crisi finanziaria internazionale. Che si sia voluto vendicare?

Sta di fatto che le agenzie battono allarmanti dispacci:
VULCANO ISLANDA: CEO AIR FRANCE,EUROPA RISCHIA 500MILA POSTI
(ANSA) - PARIGI, 19 APR - ''Siamo davanti a una situazione inedita e imprevedibile. Peggio di cosi' non puo' essere'', ha affermato il 'patron' del gruppo Air France/Klm, Pierre-Henri Gourgeon.
VULCANO ISLANDA:STOP VOLI COSTA A EUROPA 375 MLN IN 3 GIORNI
LO SOSTIENE L'UFFICIO STUDI DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI MONZA (ANSA) - MONZA, 19 APR - (...)In particolare, il mancato arrivo di turisti e uomini d'affari ha una ricaduta con una perdita di indotto turistico relativo all'accoglienza, allo shopping, agli spostamenti, alla cultura. (...) la perdita ammonta a piu' di 140 milioni di euro, distribuiti tra quella di Londra (57 milioni), Parigi (37 milioni), Francoforte (25 milioni), Amsterdam (20 milioni) e 15 milioni per l'area di Milano e della Lombardia. (ANSA). Y4N-GNN 19-APR-10 18:51 NNNN

La mia reazione è duplice. Da un lato mi chiedo: ma dove ce li aveva la gente tutti 'sti soldi da spendere? Dall'altro mi domando: e se domani salta in aria l'Etna come farà l'Italia a riprendersi dalla catastrofe economica?

Comunque mi accorgo che la nube per me è diventata il capro espiatorio per tutto ciò che non funziona. Oggi sono andata a fare la spesa e sulla porta del supermercato c'era un cartello con il seguente messaggio: "Si avvisa la clientela che i pagamenti con carta di credito e bancomat sono momentaneamente fuori servizio, è possibile pagare solo in contanti". Non ho potuto fare a meno di chiedermi in che modo potessi incolpare l'eruzione per un disservizio che in realtà in Italia è all'ordine del giorno.

Foto: Nasa

mercoledì 7 aprile 2010

Zerbino


Mi ricordo ancora di quando ero bambina e veniva il prete a benedire. Si presentava con due chierichetti, l'incenso i paramenti e tutti i crismi. Mia mamma lo faceva entrare, lui girava di stanza in stanza benedicendo. Mia mamma si giustificava per le assenze alla messa ("sa, la domenica faccio i lavori di casa e infondo il lavoro è preghiera"). Lui intascava l'obolo e ci lasciava benedetti e incensati.
Una volta eravamo rimasti chiusi fuori casa, mio padre tardava ad arrivare con le chiavi e il prete dovette accontentarsi di elargire la sua benedizione sul pianerottolo. In piedi sullo zerbino agitò l'aspersorio in direzione della porta, bisbigliò qualche formula e se ne andò. Mi domandai come mai, se bastava una benedizione generale data sulla soglia, il prete dovesse ogni anno fare il giro di tutta casa, che mia madre puliva per l'occasione con particolare cura.

Anche quest'anno è venuto il prete per la tradizionale benedizione pasquale. Solo che quest'anno me l'ero dimenticato, quindi non ho potuto non rispondere al campanello e fingermi morta come faccio di solito. Allora è successo l'impensabile: ho aperto la porta, preso atto della presenza del religioso, e reagito nell'unico modo sensato. Gli ho detto che non sono credente, non sono praticante, non sono niente.
Lui mi guardava imbarazzato sulla soglia, io ero dolorosamente consapevole della presenza di mio figlio nella cucina alle mie spalle.
Lui mi ha sorriso e mi ha chiesto se eravamo nuovi, io gli ho risposto di sì.
Mi ha chiesto come ci chiamiamo e gli ho detto il nostro cognome.
Schedatura: fatta.
Non se ne andava. Allora gli ho ripetuto che non siamo credenti, non siamo praticanti, non siamo niente.
Lui mi ha risposto: "Siete pur sempre esseri umani". Io a mia volta ho risposto "Sì, certo", e ho aggiunto col pensiero: "e voi?".
Poi l'ho salutato con cortesia e ho chiuso la porta.
Mi sono sentita in colpa per i primi 5 minuti, poi mi sono ricordata di tutte le porte che ho preso in faccia quando diffondevo il giornale di Lotta Comunista. All'epoca pensavo: "Ma certo, chi lo vuole a casa uno scocciatore che cerca di far proseliti alla domenica mattina?". Il fatto è che lo penso ancora. E, a differenza di mia mamma 30 anni fa, mi sento libera di comportarmi di conseguenza.

L'anno prossimo però, mi metto un cartello sulla porta e mi fingo morta come al solito.

Foto: Flickr.

mercoledì 3 marzo 2010

Controcorrente


E' tempo di mettere in discussione le mie convinzioni, tanto per vedere l'effetto che fa. Non è che me la sono andata a cercare, però sono stimoli che arrivano attraverso la Rete ed è difficile resistere.

Il primo è stato il libro di Jaron Lanier, pioniere, anzi forse meglio dire inventore della realtà virtuale, una specie di genio hippy, almeno dall'aspetto, che negli anni 70-80 era tra quelli che davano forma alle cose che ora stiamo vivendo. Il suo libro You are not a gadget (qui un estratto) è un manifesto per un nuovo umanesimo nell'era dell'intelligenza collettiva. L'assunto di base è che abbiamo cominciato ad adorare questa famosa saggezza delle folle come se fosse un'entità super-umana, mentre dimentichiamo che è formata da molti individui la cui importanza si va in qualche modo svalutando con l'aumentare del valore che diamo alla "cloud", la nuvola.

Concetti di fondo:
  • Devi essere qualcuno prima di poterti condividere;
  • Sono i computer a diventare sempre più intelligenti o siamo noi umani che abbassiamo le nostre pretese per farli sembrare più in gamba di quel che in realtà sono?
  • L'idea del web come motore di sviluppo della creatività (sogno di Lanier e altri ai primordi di internet) non potrebbe essere più sbagliata: tutta la blogosfera non fa che attingere contenuti dal mondo reale e dalla cultura offline (letteratura, tv, cinema) con un'operazione che alla lunga sarà auto-cannibalizzante (con buona pace degli amanti della fan-fiction e dei mash-up);
  • Wikipedia sarà anche una bella cosa, ma un sacco di siti specializzati in argomenti molto particolari sono stati aggiornati per l'ultima volto proprio quando l'enciclopedia online è nata: molta gente davvero esperta ha smesso di dare il proprio contributo individuale perché "tanto c'è il wiki", che compare quasi sempre tra i primi risultati di qualunque ricerca facciate;
  • Per quanto grande sia il numero di individui che decide di dedicare un po' del proprio tempo a un sito collaborativo di fisica non riuscirebbe a replicare i risultati neanche di un mediocre fisico, figuriamoci di Einstein;
  • Senza rischio economico non c'è bisogno di competenza. Per questo si può sfruttare la famosa intelligenza collettiva, che è gratis per trarne un potenziale profitto: chi lo farà sarà il Signore delle Folle.
Nota a margine. Il libro è pubblicato in un vezzoso formato vintage, con le pagine tagliate irregolarmente. Visto l'argomento del saggio la cosa ha un effetto davvero un po' passatista, ma quel che è peggio è che è impossibile da sfogliare: complimenti all'idiota che si è inventato questo strumento di marketing per bibliofili privi di pollice. Carino invece il sito di Lanier, la cui struttura e grafica sono volutamente rimaste identiche a quelle dei primi siti internet degli anni 90.

L'altro stimolo interessante riguarda l'ambiente e ci sono arrivata perché mi ha colpito il titolo dell'articolo di cui sto per parlarvi. In particolare il suo riferimento alle docce...
Forget shorter showers, ovvero Lasciate perdere le docce brevi, è una interessantissima dissertazione di Derrick Jensen, scrittore e ambientalista, sull'inutilità dello sforzo personale per la salvaguardia del pianeta.

Concetti di fondo:
  • Siamo vittime di una campagna di persuasione che ci invita a occuparci dei nostri consumi personali distraendoci dal vero obiettivo che dovrebbe essere quello di una resistenza politica organizzata.
  • Se ogni americano facesse alla lettera tutto ciò che il film di Al Gore, Una verità scomoda, suggerisce le emissioni di carbonio degli Usa calerebbero solo del 22%.
  • I veri inquinatori, i veri ladri di acqua (quella che le docce brevi del titolo contribuirebbero assai poco a salvare), i veri sperperatori di energia, i veri produttori di rifiuti non sono i consumatori ma la grande industria e i colossi commerciali, insomma le corporation e in generale i settori produttivi.
  • Accettiamo i rintuzzi su quello che ognuno di noi dovrebbe fare per salvare la Terra perché ci instillano il senso di colpa, ma così facendo incoraggiamo la tendenza a incolpare l'individuo invece del sistema.
  • Il concetto di inquinare meno, fare meno male al pianeta e tornare a uno stile di vita semplice può essere piacevole e non va certo rigettato, ma non è risolutivo a nessun livello: quel che bisognerebbe fare è lottare contro il sistema che davvero danneggia il posto in cui viviamo.
Nota a margine. Secondo me comprando tutti meno roba e rispondendo con minore entusiasmo alle sirene del marketing, compreso quello "green", contribuiremmo comunque a indebolire quel sistema che si basa proprio sui nostri consumi. Però l'idea del senso di colpa individuale che lascia il grande capitale indisturbato mi piace un sacco.

Comunque, per la cronaca, io continuo a chiudere il rubinetto quando mi insapono.

P.s. Prima di abbattere il grande capitale per salvare la Terra e vivere tutti nudi e felici, posso suggerire che l'e-commerce in Italia prenda esempio da Amazon Usa? Funziona da Dio, ordini, paghi con la carta di credito e ti mandano i libri, che ti arrivano perfettamente integri proprio quando ti avevano promesso che sarebbero arrivati. Non è ecologico, ma è molto appagante.

Foto: Flickr.

martedì 2 febbraio 2010

Marilyn


Sono entrata in quella fascia di età in cui si pensa al futuro con terrore. Insomma, se ho superato con nonchalance gli anni di Cristo potrei soccombere agli anni di Marilyn. Non so, sarà che sono sempre stata una ragazzina, la più giovane, la più ingenua, (la più bassa), e ora oltre ogni ragionevole dubbio non lo sono più. Oppure sarà che mio figlio cresce e io penso che un giorno, non lontanissimo, avrà una vita sua, vedrà gente, avrà delle ragazze, penserà a me come a una palla al piede. E lo sarò. Ah, se lo sarò.

Sia come sia, a noi che strisciamo sui gomiti verso la mezza età capitano cose strane. Lungi dal suicidarci con le pillole sul copriletto di seta, che sarebbe elegantissimo ma anche un po' troppo definitivo, ci interroghiamo su quando è stata l'ultima volta che non abbiamo avuto male da qualche parte: collo, schiena, polpacci, ginocchia? Ci guardiamo allo specchio con un ghigno e ci chiediamo: ma davvero, come dice la pubblicità, anche i denti invecchiano? Ci compriamo le creme antirughe e non riusciamo a tenere a freno il sarcasmo: le avessi mai viste funzionare su qualcuna. Ci osserviamo impietose uscendo dalla doccia e ci chiediamo sgomente come sia possibile che con gli anni le tette si restringano e il culo si ingrossi.

Parlo al plurale non per darmi un tono, ma perché amo credere che questi pensieri psicotici siano condivisi dalle mie coetanee. Alle quali voglio però sussurrare in segreto la formula dell'antidoto a tutto ciò. Ripensare ai momenti gloriosi e dire a se stesse: ero io quella, e lo sono ancora.
Con me ovviamente non funziona, perché nei miei momenti gloriosi avevo sempre il prezzemolo tra i denti o le ascelle con l'alone di sudore. Però per voi altre, che avete stile e girate astutamente con uno specchio da borsetta, vale la pena ripercorrere il viale dei ricordi.

Nei momenti no io ripenso sempre al mio mitico incontro con Colin Firth.
Sì, avete letto bene, l'idolo delle donne, l'uomo perfetto, il bel Darcy di Orgoglio e pregiudizio, e di Bridget Jones, una delle cose per cui in generale vale la pena stare al mondo. Ha girato un film a Genova anni fa ed è così che un giorno lo vedo entrare nella mia palestra. E dire che non ci volevo manco andare quella mattina. Ma quando mai, del resto? Io sto essudando ogni umore sul tapis roulant e lui si sistema sullo stepper ellittico (qualunque cosa voglia dire) dall'altra parte della sala.
Ora, immaginate la tempesta di pensieri che mi ha travolto. Sono alla fine del mio allenamento. Sono sudata marcia, ma sempre con i miei tre chili di troppo in saccoccia. Ho una maglietta orrenda e i capelli tenuti insieme da quella che sembra bava di alieno coadiuvata da elastico di spugna. Non vorrei incontrare nemmeno il mio fruttivendolo in questo stato, figuriamoci il maschio alfa, beta e gamma Firth.
Eppure lui è lì, è l'occasione della vita. Se non scendo immediatamente dal tapis roulant e non vado a parlargli, in futuro non potrò che rinfacciarmelo. E così vado, mi paro davanti al buon Colin in posa mussoliniana senza lasciargli alcuna via di fuga, e con un inglese impeccabile gli chiedo se è proprio lui, se sta girando un film, se è la prima volta che viene a Genova, se la città gli sta piacendo, quanto si fermerà. Ovviamente aggiungo che sono una sua grande fan e che gli auguro un buon soggiorno.
Poi giro i tacchi, la coda di cavallo fossilizzata nella bava, le ascelle alonate di sudore e il didietro con tutti e tre i chili in sovrappiù, e me ne vado nello spogliatoio a fare la doccia. E sotto quella doccia sono senza età: solo una tipa che ha chiacchierato con un divo mondiale come fosse la cosa più normale del mondo.
Oggi Colin Firth ha 50 anni ed è ancora un bell'omett. Ma sapete che c'è? Io sono decisamente troppo giovane per lui.

Foto: Flickr.

domenica 17 gennaio 2010

Domande per il nuovo decennio


Finalmente inizia una decade a cui un domani potremo dare un nome. No perché, seriamente, ma chi è che tra quarant'anni davvero dirà "gli anni zero" per riferirsi ai dieci appena archiviati?
Comunque, per gli anni Dieci ci sono alcune domande che mi attanagliano e riguardano il modo in cui ci toccherà vivere da adesso in poi. Trovo nel decennio fuggito i semi per le fregature future e me ne preoccupo perché sarò progressivamente sempre meno sveglia, e quindi me ne beccherò parecchie.

Ci toccherà far tutto da soli?
Ho capito che l'automazione ha fatto passi da gigante e che ci sono mestieri che dobbiamo rassegnarci a veder archiviati per sempre, alcuni con nostalgia (il parcheggiatore abusivo) altri con un fremito di soddisfazione (il casellante). Ma c'è pur sempre una quantità di roba per fare la quale umanamente ti aspetteresti di poter pagare qualcuno e invece nessuno te la fa.
Ho già scritto delle casse automatiche al supermercato, con la kapò che strilla se sbagli a passare il codice a barre e i vecchietti tremanti che continuano a fare code di ore alle casse "umane" anche se hanno comprato solo il kukident e un chilo di prugne.
Ma il fai-da-te raggiunge ogni giorno nuove frontiere. E' sera, ti fermi al benzinaio in autostrada e oltre al pieno vorresti dare una gonfiatina alle gomme? L'omino ti segnala la colonnina in un angolo mal illuminato dove puoi andare a tentare la fortuna, e dentro di sé capisci che si recita la scena di Fantozzi "Non aiutatelo, deve farcela da solo!".
Devi prendere un aereo? Il check-in online è praticamente obbligatorio per la maggior parte delle compagnie, ma se poi ti presenti con "solo" un'ora di anticipo sul volo l'addetta al banco ti minaccia di lasciarti a terra: ma allora a che diamine serve fare il check-in prima? Ah, già, a tagliare posti di lavoro.

Continueremo a farci prendere in giro dalla grande distribuzione?
Compro la birra senza glutine. Sarà un prodotto di nicchia? Eppure alla Coop sotto casa ce l'hanno. Costa 5,95 euro la confezione da 4 bottigliette. Ma solo se la compri nel reparto birre, perché se per caso la metti nel carrello prelevandola dallo scaffale "prodotti per celiaci" ti costa 6,65 euro. Sto programmando una rivolta, quando servono rinforzi vi chiamo.
Mio padre deve comprarsi un pc e io lo aiuto. Vedo il volantino del Saturn che pubblicizza un bel notebook in promozione fino al 6 gennaio, mi reco al negozio il giorno 4 e mi dicono che no, quel modello non è in effetti mai arrivato. Alla faccia dell'offerta civetta!

In tv pagheremo sempre di più per avere sempre di meno?
Da qualche giorno sulla tv di Fastweb non si vede più la Rai. Ma non si vede più manco con l'antenna normale e non si vede ancora in digitale. Chiamo, protesto, mando la mail, non succede niente. Poi decido di riabbonarmi a Sky (lo so, lo so, decisione opinabile) e come effetto collaterale finalmente rivedo la Rai tramite Sky. E sapete che c'è? Non c'è mai un tubo da guardare.

E infine: Craxi sarà beatificato?
Benedetto lo era già di nome, quindi parte avvantaggiato. Il Presidente della Repubblica manderà un messaggio per il decennale della morte e tutta la nomenklatura di governo va a rendergli omaggio in Tunisia, dove è spirato contumace, ops volevo dire esule. Persa l'occasione di diventare papa (il mitico Pio Tutto delle barzellette che giravano all'epoca di Mani Pulite), potrebbe rifarsi post-mortem battendo sul tempo Woitilaccio. Per Frattini fu "un grande uomo di Stato". C'è da dire che rispetto a Frattini anche Fabrizio Corona lo è. Comunque quel che sta succedendo vale come monito per tutti: fate le peggio cose, basta farle ad altissimo livello, poi quando vi beccano fuggite all'estero, morite e godetevi la riabilitazione da lassù. Perché, avete forse dei dubbi che Bettino ci guardi benevolo dal paradiso?

Foto: Flickr.