mercoledì 7 aprile 2010

Zerbino


Mi ricordo ancora di quando ero bambina e veniva il prete a benedire. Si presentava con due chierichetti, l'incenso i paramenti e tutti i crismi. Mia mamma lo faceva entrare, lui girava di stanza in stanza benedicendo. Mia mamma si giustificava per le assenze alla messa ("sa, la domenica faccio i lavori di casa e infondo il lavoro è preghiera"). Lui intascava l'obolo e ci lasciava benedetti e incensati.
Una volta eravamo rimasti chiusi fuori casa, mio padre tardava ad arrivare con le chiavi e il prete dovette accontentarsi di elargire la sua benedizione sul pianerottolo. In piedi sullo zerbino agitò l'aspersorio in direzione della porta, bisbigliò qualche formula e se ne andò. Mi domandai come mai, se bastava una benedizione generale data sulla soglia, il prete dovesse ogni anno fare il giro di tutta casa, che mia madre puliva per l'occasione con particolare cura.

Anche quest'anno è venuto il prete per la tradizionale benedizione pasquale. Solo che quest'anno me l'ero dimenticato, quindi non ho potuto non rispondere al campanello e fingermi morta come faccio di solito. Allora è successo l'impensabile: ho aperto la porta, preso atto della presenza del religioso, e reagito nell'unico modo sensato. Gli ho detto che non sono credente, non sono praticante, non sono niente.
Lui mi guardava imbarazzato sulla soglia, io ero dolorosamente consapevole della presenza di mio figlio nella cucina alle mie spalle.
Lui mi ha sorriso e mi ha chiesto se eravamo nuovi, io gli ho risposto di sì.
Mi ha chiesto come ci chiamiamo e gli ho detto il nostro cognome.
Schedatura: fatta.
Non se ne andava. Allora gli ho ripetuto che non siamo credenti, non siamo praticanti, non siamo niente.
Lui mi ha risposto: "Siete pur sempre esseri umani". Io a mia volta ho risposto "Sì, certo", e ho aggiunto col pensiero: "e voi?".
Poi l'ho salutato con cortesia e ho chiuso la porta.
Mi sono sentita in colpa per i primi 5 minuti, poi mi sono ricordata di tutte le porte che ho preso in faccia quando diffondevo il giornale di Lotta Comunista. All'epoca pensavo: "Ma certo, chi lo vuole a casa uno scocciatore che cerca di far proseliti alla domenica mattina?". Il fatto è che lo penso ancora. E, a differenza di mia mamma 30 anni fa, mi sento libera di comportarmi di conseguenza.

L'anno prossimo però, mi metto un cartello sulla porta e mi fingo morta come al solito.

Foto: Flickr.

3 commenti:

Nat ha detto...

Eh... meno male che adesso che c'è Lui per voi comunisti è finita (grazie Silvio, ti amooooo)... comunque ti rendo noto, maledetta mangiapreti atea ed eretica, che tra i ddl della Lega (grazie Umberto, sei grandeeeeee) ce n'è uno che rende obbligatorio far benedire la casa a Natale o a Pasqua (a scelta del prevosto), in nome del rispetto della cultura tradizionale cattolica dei nostri anziani e avi. Ti consiglio solo di portare il bambino da tua mamma, magari, per l'occasione.

invia20 ha detto...

Fin dai tempi di Adamo ed Eva si desidera quello che non si può avere...(mio padre non aveva la macchina!). Sei sicura che questo atteggiamento non metterà Leo sulla strada dell'abito talare?

marta ha detto...

Mi accontento di tenere Leo lontano dalle mire che chi ne indossa uno. Del resto la Gelmini mi ha praticamente costretto a fargli fare religione a scuola, quindi diciamo che siamo 1 a 1...